Tra le domande che una persona non si fa mai, c’è senza dubbio quella del “perché la posta indesiderata si chiama SPAM“. La prima reazione di un italiano medio, come me, è che magari sia la traduzione (o un acronimo) del termine indesiderato. Ma non potremmo essere più fuori strada di così.
Il termine “Spam” è figlio di un’incredibile evoluzione che mi diverte molto raccontare. La “Spam” non era altro che una marca di carne in scatola molto celebre nei Paesi anglofoni a partire dagli anni ’40, il cui nome derivava dall’incontro tra le parole “Spiced” ed “Ham”. Apparentemente, non ci sarebbero legami tra un marchio di carne e la posta indesiderata, ma il collante arriverà diversi anni dopo.
Negli anni ’70, nel Regno Unito, divenne celebre un gruppo comico dall’umorismo surreale, noto come i Monty Python. Durante uno dei loro sketch diedero il via, inconsapevolmente, alla diffusione del termine “spam” come lo conosciamo oggi stesso.
Siamo in un ristorante. Un cliente è pronto ad ordinare ad una cameriera, ma proprio durante questo momento topico, comincia a venire interrotto dalla cameriera che ripete ininterrottamente il termine “spam”, impedendogli di procedere qualora non avesse ordinato proprio quel prodotto. Alla frustrazione del povero malcapitato si affianca un vero e proprio coro che ripropone in continuazione la parola stessa, generando un senso disturbante e invadente anche nel pubblico della serie.
Quello sketch divenne particolarmente famoso nel Regno Unito, al punto che anche decine di anni dopo le persone ne parlavano ancora. Improvvisamente, quasi come un’incredibile allineamento di menti, tanti informatici, di fronte all’arrivo di posta elettronica indesiderata, cominciarono a ripetere il motivetto dello sketch. Il passo fu breve: in poco tempo “Spam” divenne la parola impiegata da tutti gli informatici anglofoni e si diffuse sempre maggiormente in tutto il mondo.
Oggi per spam ci riferiamo a tutto ciò che di indesiderato riceviamo, non solamente e-mail, ma la sua storia rimane qualcosa di veramente incredibile. Ci rido tutt’ora ogni volta che la racconto.
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