Ma che significa davvero Smart Working?
La parola più gettonata del 2020, subito dopo l’attesa per un vaccino, è stata senza dubbio “Smart Working“. Ma che significa davvero? Pongo la domanda perché, soprattutto in Italia, il termine è stato privato del suo significato iniziale ed è diventato il corrispettivo del “remote working”, cioè lavorare da remoto, principalmente da casa. Quest’accezione è lontana dal vero senso del concetto stesso.
L’origine dello Smart Working
Com’è facile intuire dalla lingua d’origine, il termine “Smart Working” è stato coniato in ambito anglosassone, ma non solo dall’anno della pandemia, bensì dai primi anni duemila. Il concetto iniziale e la sua accezione si rifacevano al significato della parola “smart”, la cui traduzione è intelligente. Se ci pensiamo, anche nelle nostre case capita di usare il termine “smart” per indicare una casa automatizzata. Ecco, sul lavoro non faceva differenza.
Il boom dello Smart Working con la pandemia
In Italia, nazione più conservatrice a livello industriale, si inizia ad introdurre lo smart working sotto forma di “lavoro agile” nel 2017, mantenendo invariata la sua connotazione iniziale, cioè quella di “lavoro intelligente” e non “da remoto”, come poi diviene solo 3 anni dopo, allo scoppio della pandemia di Covid ’19.
Il Covid ha stravolto le abitudini delle persone, costringendole in casa, ed inevitabilmente quella delle aziende che hanno affrontato momenti difficilissimi. Io per primo ho perso diversi clienti e sono praticamente dovuto ripartire non da zero, ma quasi. C’è chi, comunque, ha perso molto più di me, sia in termini lavorativi che, purtroppo, di vita quindi non mi permetto di lamentarmi.
In un momento di così forte esigenza, si crea il connubio indissolubile tra smart working e lavoro da casa, come ancora oggi viene definito in Italia. Un grande passo in avanti per il benessere delle persone, ma un passo indietro rispetto all’accezione iniziale.
Cos’è realmente lo Smart Working
Per Smart Working ci riferiamo ad un lavoro agile sotto tutti i profili, non solo della sede dove viene svolto. Significa non lavorare più per orari, ma per obiettivi. Un esempio di smart working potrebbe essere il non dover lavorare se ho completato le mie attività o, al contrario, incrementare per un giorno i miei orari per rispettare la scadenza.
Farlo da casa, dall’ufficio, dalla spiaggia o da dove si desidera non è nemmeno l’elemento più importante della filosofia stessa.
L’auspicio è che si possa riprendere in mano questo concetto nella sua accezione originaria e non ridurlo semplicemente al luogo di lavoro.