I miei 4 sbagli da marketer

Si dice che, spesso, si impari di più dai propri errori che studiando. È una frase alla quale devo dare credito, ma credo che, altrettanto spesso, si sbagli proprio perchè non si è studiato.

Evitando di disperdermi in questo astratto concetto, ho deciso di raccontare qualcos’altro su di me.

Non si tratta della consueta autocelebrazione dei propri pseudosuccessi, bensì di una sorta di mea culpa, un insieme di errori che ho racimolato dalla prima volta che ho iniziato a occuparmi di Marketing.

Gli sbagli da marketer

1) Compiere azioni a singhiozzo

Ebbene si, il primo sbaglio è forse il più grave di tutti. Una regola aurea, magari non scritta, del Marketing, è proprio quella di procedere seguendo una strategia, con periodicità e logica.

La vita di tutti i giorni, però, ci spinge a fare l’esatto opposto: impegnarci solo quando serve.

Nel mio caso, mi preoccupavo di organizzare un torneo di calcio universitario, di scala nazionale, giù a Taranto, nella mia città.

Pur avendo lavorato decentemente sulla pagina Facebook, il principale sbocco digital della competizione, la lasciavo mestamente andare nei periodi in cui il torneo non si disputava.

Ne risentiva l’immagine e, quando si doveva riaprire i battenti, le conversioni erano ovviamente misere.

Mi arrabbiavo, ma non avevo minimamente idea che parte della responsabilità fosse proprio della mia pigra gestione.

2) Copiare una strategia già usata da altri

Più recentemente, le mie responsabilità lavorative sono aumentate e le mie competenze, lo ammetto umilmente, non erano all’altezza.

Quello che mi mancava, sostanzialmente, era capire come fare ad ottenere un certo tipo di risultati, con quali strumenti e come utilizzarli.

Significa che non ero proprio in grado di fare del Marketing. Ero solo un bravo copywriter, ma la parte strategica non mi apparteneva.

Apparve, proprio nei giorni in cui avrei dovuto presentare una mia proposta, un angelo travestito da giovane consulente marketing, al quale spillai sue strategie e conoscenze.

Parlo di un’esperienza che mi ha trasformato completamente, da lì ho cominciato a studiare e migliorare, ma nell’immediato adottai la sua visione ed il suo atteggiamento strategico come fosse il mio.

Sbaglio pesante. Appropriarsi di una strategia altrui significa farne una brutta copia e, difficilmente, ottenere i medesimi risultati.

Per fortuna, questo stato catatonico svanì presto.

3) Cadere nella banalità e nella prolissità

Durante il mio stage passato, nonostante abbia lasciato una buonissima impressione e sia poi riuscito ad avviare la mia avventura da Consulente, ho commesso un errore.

Avevamo impostato una strategia di Inbound Marketing, basata su una Call To Action, sulla home del sito web di quest’azienda, che spingesse i visitatori a lasciare i propri dati.

Il feedback fu al limite dell’imbarazzante per due ragioni: la banalità della CTA (Call to Action) e la prolissità del percorso.

In termini di banalità, il dato era evidente: ci professammo come i migliori per qualità a prezzi convenienti. Il peggior posizionamento della storia e, di questo, ne ho già parlato.

Non era una mia idea, anzi mi opposi, ma decisi di far parlare i risultati. In ogni caso mi assumo le mie responsabilità.

Per quanto riguarda la prolissità, invece, è totalmente colpa mia. È un errore che tendo a fare spesso, in realtà, ed è sottovalutare il poco tempo che un utente medio ti concede.

Questo tempo è inferiore al minuto, probabilmente ai 30 secondi. La CTA, invece, rimandava ad una pagina dove potevi scaricare un contenuto cliccando e lì avresti poi dovuto inserire la tua mail e bla,bla.

Troppo tempo, troppa fatica, nessuno ci è venuto incontro. Anzi…

4) Advertising frettoloso

Investire nella pubblicità, digital o meno, ad oggi è necessario. Il problema è che l’equazione spendo=guadagno non è valida.

Riuscire in un advertising sempre vincente è difficile, anzi, spesso diversi imprenditori, con i quali mi sono relazionato, erano abituati a sperperare nel nulla i loro soldi.

Non serve, anzi, bisogna capire esattamente come lavorare. Magari ci farò un articolo più avanti sulla scelta del budget, del target e dei post.

Il mio errore grossolano? Riguarda la scelta del contenuto da promuovere.

Decisi di investire una cifra normale per migliorare la mia brand awareness. Lo feci su Facebook, con una foto presa da Internet (ovviamente a libero riutilizzo), dimenticando un dettaglio fondamentale: il post si indirizza su Instagram.

Ora, se su Instagram ci vai con un contenuto perlopiù scritto e con un’immagine random, puoi anche investire milioni ma ecco che il tuo risultato sarà pari a 0.

Per fortuna non ho ripetuto lo stesso errore due volte, ma devo dire che è stato alquanto imbarazzante rendersene conto.

Mai prendere decisioni così di impulso, quando si investe bisogna farlo secondo un piano ben preciso.

Lo faccio sempre, ma proprio per il mio sito ho scordato una cosa così importante…

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