Personal branding: cos’è e quanto serve realmente
Uno degli argomenti più in voga degli ultimi anni è il Personal Branding, sul quale ci si sono fiondati numerosi coach o aspiranti tali, e che sembra riguardare proprio tutti.
Per questo articolo, con mio stupore, ho avuto difficoltà a reperire fonti omogenee sul tema, compreso la stessa intelligenza artificiale che ha fatto fatica a reperire valide nozioni dal web. Insomma, c’è veramente tanta tanta confusione e da confusione nasce fuffa.
Proviamo a chiarire insieme alcuni spunti.
In che cosa consiste il Personal Branding
Il Personal Branding si spiega agevolmente dalla sua stessa traduzione letterale: marchio personale. Nel momento in cui decidi di costruire un personal brand, stai decidendo di esporre te stesso come se fossi il prodotto del tuo stesso negozio.
Una definizione che risale al 2009 sull’argomento, dal libro Authentic Personal Branding di Rampersard, individua il personal brand come il “divenire CEO di sé stessi”, il che mi porta a comprendere la diffusione virale di questa terminologia.
Sono d’accordo fino al punto in cui si comprende che divenire un marchio non ha lo scopo di alimentare il proprio ego o trasformare sé stessi in una vera e propria azienda, ma si riferisce all’ottimizzazione con la quale ci immergiamo nel mercato del lavoro, sia da liberi professionisti che da dipendenti.
Tutte le principale tecniche del branding possono effettivamente essere riadattate sulla persona.
Perché fare Personal Branding
Fare personal branding è come mostrarsi unicorno in mezzo ad una mandria di cavalli, il cui risultato finale è farsi notare.
La riconoscibilità è il grande problema di questa epoca, a causa dell’eccessiva presenza di strumenti tecnologici e di contenuti da ogni dove, per cui il personal brand rende una persona molto più che il solo curriculum.
Sono, penso sia già evidente, a favore di un investimento per sviluppare il proprio personal brand, ma con cognizione di causa.
Infatti, tutto deve sempre e solo ruotare intorno ai propri obiettivi. C’è l’elevato rischio, e molto spesso la spinta arriva anche da ammalianti guru, di concentrarsi così tanto sul proprio brand, da dimenticare il perché lo si stia facendo o trascurare la funzionalità dell’operazione.
I rischi del personal branding
Non è tutto oro quello che luccica. Aldilà che non esista alcuna garanzia di risultato, ma questo vale praticamente per tutto ciò che ci circonda, è possibile addirittura ottenere un effetto contrario.
Una persona appariscente, eccessivamente boriosa (anche solo percepita come tale) o che commette errori di comunicazione grossolani, può vedere la propria professionalità dissolversi in un lampo.
Capita molto spesso con persone non avvezze alla realizzazione di contenuti, per esempio video. Quando non si è preparati o portati per un’attività del genere, da costruirsi un personal brand a risultare “ridicoli” e perdere di credibilità il passo è breve.
È molto importante approcciarsi al personal brand in maniera lucida e consapevole, mettendo a nudo (magari anche con un’analisi SWOT) punti di forza e debolezza, prima di partire a cannone con le proprie attività.
Come e dove creare un personal branding da zero
Sei convinto di investire nel tuo personal branding e vuoi comprendere come e dove crearlo, partendo proprio da zero.
Il primo passo è approcciarsi come si dovrebbe fare in tutte le attività professionali: definire gli obiettivi. Perché vuoi fare personal branding, dove vuoi arrivare, qual è il beneficio che vuoi trarne?
Una volta che hai risposto a queste domande, devi compiere il passaggio successivo, cioè analizzare personal brand con finalità analoghe alle tue e comprendere cosa fanno, come lo fanno e se ti ritrovi nella loro dimensione contenutistica. Ti reputi capace a scrivere contenuti? Bene, altrimenti evita pur se lo fanno gli altri o studia prima di provarci.
Quando hai concluso questa fase introduttiva, ma fondamentale e cruciale, puoi cominciare a svolgere le attività di riferimento.
Tipicamente, la soluzione low budget e ad oggi particolarmente gettonata è la costruzione di un proprio brand lavorativo su LinkedIn. Il social media è gratuito e puoi da subito metterti all’opera.
Facendo piccoli passi in avanti, potrai poi valutare eventualmente una diversificazione di contenuti (es. video, blog, etc.) e apertura di siti web o canali su altre piattaforme (es. Youtube).
Un esempio di Personal Branding
Ho seguito diverse persone, in consulenza marketing, per fare personal branding. Un caso che smonta un po’ la necessità di puntare alla vetta degli influencer, è il trovare un nuovo impiego dopo diversi tentativi andati a vuoto.
Abbiamo agito in maniera minimale: nuovo cv ottimizzato e creativo, profilo perfetto su LinkedIn, cura della parte visuale (armocromia gradita).
Risultato positivo, nello specifico ho avuto 7 consulenze uguali tra loro e il 100% ha trovato un impiego. Sono bravo io? No, semplicemente quando si lavora verticalmente e insieme su obiettivi chiari è molto più probabile una buona riuscita.